Ed eccoci qui con una delle questioni più discusse dell'archeologia: la presenza dei fenici in Sardegna. Un argomento che si è sempre evoluto con l'acquisizione di nuovi dati che chiarivano sempre più il ruolo di queste popolazioni provenienti dal Libano e che hanno svolto una parte importante durante gli ultimi periodi dell'epoca nuragica. Se in passato si vedevano i nostri cari levantini come dei colonizzatori nel senso lato del termine, oggi il loro ruolo appare diverso rispetto a quanto era ipotizzato prima, ovvero delle popolazioni prettamente mercantili il cui obbiettivo era quello di ottenere delle risorse per la madrepatria.
Quindi questo vuol dire che alla fine non erano dei colonizzatori? NI. Nel senso: Alla fine, anche se senza uso della forza, si insediano comunque nei nostri territori.
Partiamo dal principio: i fenici vivevano in città presenti nella costa libanese, le più importanti di queste sono Biblio, Sidone e Tiro; quest'ultima è quella che da maggior impulso alla colonizzazione, il dio cittadino Melqart è infatti venerato pure negli insediamenti fenici presenti a sud della penisola iberica; sebbene tutto il mondo conosciuto li chiami fenici, loro vogliono farsi chiamare con i nomi delle città a cui appartengono (tiri, sidoni e bibli).
Il punto di forza di queste popolazioni è il fatto di trovarsi in una posizione parecchio fortunata in quanto hanno a disposizione, ad ovest, le coste e i golfi in cui far partire i loro commerci ed hanno alle spalle, ad est, le foreste di cedri, alberi che forniscono un legno estremamente pregiato e richiesto sia come materiale di lusso che come materiale di costruzione di navi (infatti il suo profumo tiene lontani i parassiti del legno). Queste due cose, unite al fatto che sono ottimi navigatori, consentono loro di ritagliarsi una fetta molto importante nei commerci del Mar Mediterraneo.
E siccome il denaro chiama denaro, durante l'età del Ferro estendono il loro commerci fino alla penisola iberica in quanto fonderanno una colonia proprio nel sud della Spagna, Gadir (attuale Cadice). Ovviamente, visto che scemi non sono, non avendo crociere come quelle della MSC e non potendo fare la tratta diretta Tiro-Gadir senza toccare terra, avevano bisogno di scali fissi in cui poter approdare per sostare, fare rifornimento e, già che c'erano, di mercanteggiare ulteriormente (uno di questi diventerà Cartagine, situata nell'odierna Tunisia). E la Sardegna è un ottimo scalo vista la sua posizione che porta alle Baleari, che a loro volta portavano alla Spagna.
Purtroppo per loro, i fenici dovranno fare i conti con un vicino parecchio potente e pericoloso: l'Impero Assiro. Quest'ultimo è la potenza più grande di tutto il vicino oriente, un impero vastissimo che si parte dall'odierno Iraq e si estende fino a toccare la costa siro-palestinese, le sponde del Mar Rosso, piccola parte dell'attuale Iran e le pendici a sud del Caucaso.
Impero Assiro fino alla sua massima espansione.
Agli assiri, al pari della Germania nazista, basta solo un pretesto per iniziare un guerra di conquista in cui tutti quelli che si trovano sul loro cammino vengono sconfitti ed umiliati, con conseguenze spesso disastrose per le loro città (saccheggi, distruzioni e via dicendo).
Le città fenicie, coi loro commerci fiorenti e le loro ricchezze non possono non fare gola a Ninive (capitale dell'impero). Tuttavia, invece che attaccarli direttamente, esigono ed impongono un tributo affinché le città fenicie possano continuare le loro attività, a patto che, proprio a suon di tributi, riconoscano la loro egemonia; i fenici, vista la disparità di forze, accettano in un primo momento, salvo poi ribellarsi per due volte, formando una coalizione anti-assira, prima contro il re Salmanassar IV e successivamente contro Sennacherib; entrambe le rivolte si concludono con una sconfitta, l'ultima in particolare è la più brutta in quanto Sennacherib decide di distruggere Sidone come ammonimento. Tiro, dicasi culo, riesce comunque a salvarsi ma deve comunque sottostare ai tributi assiri.
Potevano dunque i fenici, con tutte queste rogne, con i tributi da pagare a trassa di cartella esattoriale di Equitalia e con un esercito cittadino da gestire nei loro territori durante le rivolte contro gli Assiri, poter imporre con la forza le loro colonie utilizzando truppe armate in tutto il Mediterraneo occidentale? Direi proprio di no, soprattutto se giochi in casa d'altri dove devi avere a che fare con popolazioni ben armate e pronte a difendere la loro terra col sangue.
I casi sono due: o continuavano ad inviare aiuti e tributi alla città madre, Tiro, oppure cercavano di rendersi più autonome fino a giungere l'indipendenza, come fece a suo tempo Cartagine dopo la conquista della stessa Tiro da parte del Neo Impero Babilonese, sotto re Nabucodonosor II. È quindi possibile che le colonie fenicie in Sardegna (Tharros, Sulky, Bithia, Othoca e altre ancora) fossero divenute anche loro indipendenti una volta decaduta la madrepatria. Va da se che comunque sono già state trovate delle tombe fenicie con punte di lancia in ferro in mezzo al corredo, pertanto è comunque attestata la presenza di fanti armati che tuttavia dovevano avere funzione esclusivamente di difesa della colonia.
Tomba a cista fenicia di Bithia con urna cineraria e corredo fatto da piatto, unguentario, vaso a collo, brocchetta in ceramica e lame in ferro; Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Veniamo al dunque, che è successo in Sardegna? Succede che i coloni ottennero dai nativi pezzi di terra in cui stabilire i loro insediamenti. Questa cosa conveniva ad entrambi in quanto A) i levantini potevano inviare le loro ricchezze alla madrepatria e fare affari con gli indigeni, B) i sardi nuragici potevano godere dei commerci di svariati beni, comuni e di lusso, con un partner ben fornito senza dover andare a casino tra oriente e occidente del Mediterraneo. In particolare a notata la presenza di manufatti fenici in siti nuragici, come il torciere di bronzo rinvenuto nel nuraghe S'Uraki, San Vero Milis (OR), e viceversa, come il pugnale nuragico in bronzo rinvenuto a Bithia, Domus de Maria (Sud Sardegna) Questi dati attestano dei rapporti generalmente pacifici e anche di convivenza che, probabilmente, portarono alla formazione di comunità miste; un esempio di queste ultime è la presenza collettiva di nuragici e fenici documentati presso il nuraghe Sirai, Carbonia (Sud Sardegna), ed il nuraghe Tratalias nel comune omonimo (Sud Sardegna).
Torciere fenicio in bronzo rinvenuto a S'Uraki, San Vero Milis (OR) e pugnale in bronzo rinvenuto a Bithia, Domus de Maria (Sud Sardegna).
Va comunque detto che sono registrate tracce di distruzione in alcuni insediamenti, uno di questi è il sito nuragico di Su Cungiau 'e Funtà, Nuraxinieddu (OR), dove vi sono tracce di incendio risalenti al secolo VIII a.C.; dopo tale incendio, l'insediamento non sarà più abitato fino all'età punica; non è comunque certo se l'incendio sia frutto di un incidente o se sia nato dalla mano dell'uomo; in tal caso per trovare un colpevole, tra altre comunità nuragiche e fenicie, servirebbero nuovi dati. O la macchina del tempo.
In definitiva, possiamo dire, visto che l'obiettivo era quello di creare dei mercati e punti di scalo per le rotte commerciali del Mediterraneo occidentale, che le modalità di insediamento sono ben diverse dalle modalità di colonizzazione nel senso lato del termine che applicheranno i Cartaginesi a fine VI secolo a.C., in quanto sembrano più impostate verso la collaborazione e l'integrazione tra i due popoli fino a creare, come spiegato prima, delle comunità miste.
Per chi volesse approfondire il discorso, eccovi un articolo (già linkato in un precedente post sul blog), molto più dettagliato di quanto scritto sopra, di Laura Napoli ed Elisa Bompianu riguardo ai rapporti tra nuragici e fenici
http://www.bollettinodiarcheologiaonline.beniculturali.it/documenti/generale/2_NAPOLI_POMPIANU.pdf .
E questo è un articolo che parla della comunità nuragico-fenicia presente nel nuraghe Sirai
https://www.academia.edu/31629324/L_età_del_Ferro_del_Nuraghe_Sirai_Layers_1_2016_
E voi cosa ne pensate? Spero vi sia piaciuto quanto scritto; se vi va, lasciate un commento. Al prossimo articolo ;) .
Penso che sottomettere le popolazioni locali di tutte le terre occidentali nelle quali i Fenici si insediavano fosse logisticamente impossibile. Prima di tutto perchè la Tiro del VIII secolo a.c per quanto potesse essere una città importante, non penso che ospitasse più di qualche decina di migliaia di abitanti, quindi per quanto i mercanti e coloni Fenici, che dovevano essere una frazione della popolazione di Tiro, potessero essere ben armati dubito che si potessero imporre con le armi sui molto più numerosi e ben armati indigeni della Sardegna, dell'Iberia e della Sicilia. E poi perchè i Fenici non potevano certo ricevere rinforzi dalla madrepatria che distava migliaia di kilometri dalle colonie. Penso che i Fenici abbiano utilizzato nel Mediterraneo Occidentale lo stesso modus operandi che utilizzarono anche a Cipro e in Grecia, specialmente nell'Eubea. Cioè forte collaborazione tra indigeni e Fenici, equipaggi misti, conpresenza negli stessi insediamenti. Le colonie Fenicie non erano certo fortezze abitate solo dai Fenici, ma come è emerso dagli scavi degli ultimi decenni è evidente che una grossa fetta della popolazioni fosse costituita dai Nuragici, che non potevano essere esclusi dai porti migliori dell'isola. A Carbonia, dove si pensava che i Fenici si fossero espansi a discapito dei Nuragici, è emerso recentemente un insediamento fortificato pianificato insieme da Nuragici e Fenici. Dal VI secolo in poi quando Cartagine diventò una metropoli molto più grande della madrepatria Tiro, e soprattutto collocata proprio di fronte alle coste Sarde, le dinamiche cambiarono molto verosimilmente, come suffragato dagli incendi nelle varie città Sardo-Fenicie e persino dai dati epigrafici e dalle fonti antiche. Non penso che le popolazioni delle città e delle pianure Sarde siano state sterminate e nemmeno che siano state ridotte in schiavitù in massa, anche perchè il DNA dei defunti di epoca Punica prova una sostanziale continuità genetica tra popolazioni pre-Fenicie e popolazioni Puniche, e pure il DNA dei Sardi moderni è prova di continuità genetica tra Sardi preistorici (Dal Neolitico in poi) e Sardi attuali. Penso solamente che dall'epoca Punica in poi furono i Cartaginesi a dettare le regole, mentre in in epoca "Fenicia" erano probabilmente ancora i post-Nuragici ad avere il pieno controllo delle città portuali, delle miniere e delle risorse dell'isola.
RispondiEliminaPerfettamente d'accordo con te.
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