martedì 6 febbraio 2018

Perché tutto quello che esce dalle accademie, archeologia compresa, annoia.


Dispiace parecchio entrare a gamba tesa postando un titolo del genere, specie in questo periodo in cui abbiamo il boom di: santone che dicono di poter curare i malanni a colpi di parole magiche; psicopatiche provenienti dal mondo dello spettacolo che affermano di sconfiggere il cancro facendo culti strani e vestendosi in maniere improponibili; vecchi dj che, sulla base inattaccabile della propria esperienza di vita, vanno contro i vaccini dicendo che sono inutili e dannosi; ex comici che, con lo scopo di conquistare una parte di elettorato, dicono che l'AIDS non esiste e tante altre aberrazioni.
E di certo non aiuta avere una classe dirigente non all'altezza della situazione, vedasi l'ex ministro della sanità che dice che gli antibiotici servono a curare virus e non batteri e che vuol fare iniettare una cosa come 10-12 vaccini in una botta sola, con conseguenze potenzialmente pericolose per il corpo umano (parere di un medico, che io conosco, favorevole all'obbligo dei vaccini ma non a queste condizioni).

Come mai questo dilagare di quest'ondata di ignoranza medievale nell'era dei social e della tecnologia? In parte, grazie proprio ai social e alla tecnologia che danno luogo alla proliferazione di personaggi senza arte e ne parte che parlano di: cure vegetali miracolose contro il cancro sparando, nel frattempo, teorie del complotto delle industrie farmaceutiche che vogliono arricchirsi alle nostre spalle nascondendo gli effetti portentosi di tali cure; creazione di automobili portentose che sono in grado di muoversi mettendoci acqua e di industrie automobilistiche che vogliono nasconderle alla massa; ordini mondiali delle banche che deciderebbero i destini dell'economia italiana (quando, in realtà, le cause sono ben più profonde); tentativi di dominare il mondo da parte delle lobby ebraiche e del New World Order; piani per lo sterminio della razza umana da parte di una razza aliena di uomini lucertola (tipo Reptile di Mortal Kombat) che vogliono conquistare il pianeta terra e chi più ne ha più ne metta.

I tre membri principali del New World Order.

Come mai personaggi simili trovano così vasto seguito nei social network? Il loro successo è dovuto principalmente da tre fattori molto importanti
  1. Occupano uno spazio largamente condiviso come quello dei social media, nel nostro caso Facebook, che offrono livelli di interazione non indifferenti.
  2. Parlano un linguaggio semplice e spedito come quello dei loro interlocutori, si fanno capire perfettamente e sanno come intrattenere il lettore.
  3. Chi li segue A) non ha un bagaglio culturale sufficiente a capire e filtrare le menzogne che gli vengono propinate; B) sta vivendo delle situazioni di disagio e/o di crisi particolari e diventa così più vulnerabile e con meno spirito critico in quanto pronto a seguire certe castronerie con la speranza vana di trovare una soluzione ai suoi drammi (questo accade soprattutto nei casi come quello del "metodo stamina" di Vannoni); C) tutte e due le cose.
  4. È facilitato dalla diffusione di bufale su siti fatti da cazzeri come GRANDE COCOMERO o LIBEROGIORNALE (che anche loro hanno presa grazie ai tre motivi elencati prima)
  5. Chi dovrebbe contrastarli, cioè le università e tutti i vari esperti dei settori più colpiti, non riesce a farlo adeguatamente.
E la colpa è di questi ultimi. Non perché non lo facciano. Semplicemente sbagliano il modo. Perché?

Non avendo il dono dell'onniscienza, mi occuperò del settore in cui sono più competente, l'archeologia, soprattutto quella sarda.

In Sardegna prevale, come noi sardi stessi sappiamo, una forte identità regionale che si manifesta in: A) migliaia di partiti indipendentisti che, se non perdessero tempo ad insultarsi sui social network, potrebbero benissimo rappresentare una buona fetta dell'elettorato sardo complessivo; B) senso di contrapposizione latente a quelli che vengono dal continente; C) politicizzazione in salsa indipendentista (o pseudoindipendentista) di ogni scoperta archeologica di un certo rilievo che avviene in Sardegna, soprattutto in siti prenuragici e nuragici.
Ed attraverso quest'ultimo che si generano teorie strampalate come gli Shardana che dominarono tutto il mediterraneo a colpi di spade di bronzo e di eserciti; giganti di 3-4 metri che abitarono la Sardegna; popoli mitologici che usarono tecnologie aliene; fantomatiche scritture nuragiche che trovate in tavolette microscopiche che in realtà sono decorazioni di fibbie di cinture medievali e, dulcis in fundo, la rivelazione che la Sardegna non è altro che la mitica Atlantide.

Forse era meglio fare un salto prima da noi...

Non voglio stare a fare una disamina di ogni singolo personaggio che formula queste teorie, mi farebbe perdere troppo tempo e non mi piace affatto fare processi in quanto non mi interessano le persone in questione che, putacaso li incontrassi, magari potrebbero rivelarsi brava gente con cui varrebbe la pena bersi 3 birre in compagnia; quello che voglio discutere sono le loro opere e le loro teorie. E perché trovano un buon successo da noi.

Voglio prendere, titolo esemplificativo, due personaggi diametralmente opposti: Vincenzo Santoni e Mario Marongiu. Il primo ha rivestito incarichi di un certo spessore in soprintendenza (con tutta una serie di brutte cose successe ma quella è un'altra storia) e con una lunga storia di scavi e pubblicazioni archeologiche; il secondo è ingegnere civile edile, quindi non certo un bifolco ignorante, e ha scritto La Navigazione a Vela del Popolo Shardana.

Ho letto la sua opera come regalo da parte di mia madre e posso dire che chi ha già una certa infarinatura di archeologia capisce che sono presenti numerose parti errate o, comunque, estremamente discutibili.

Mi riferisco:

  1. Alle ricostruzioni dei tipi di barche che avrebbero usato gli shardana (che non sono convinto fossero nostri antenati) ed al tipo di vele che avrebbero utilizzato nelle loro navi, comunque brevettate, in quanto non abbiamo sufficienti dati, aldilà delle navicelle in bronzo, per capire come fossero e come funzionassero realmente.
  2. A teorie come quella in cui le lunghe spade votive in bronzo erano un'arma vera e propria che rendeva le truppe shardana invincibili, quando una spada simile fatta con quel metallo si sarebbe spezzata o piegata con facilità dopo una serie di fendenti e/o stoccate e si sarebbe rivelata presto inutilizzabile.
  3. Ad affermazioni come quella in cui le domus de janas erano anche ricostruzioni di abitazioni nuragiche (errore comunissimo per chi è solo un appassionato), cosa non vera dato che gli scavi, coi loro rinvenimenti, dimostrano che furono costruite molto tempo prima, cioè dal neolitico fino all'età del rame, quando di nuraghi non era comparsa ancora traccia.
  4. A dimostrazioni che gli antichi sardi furono chiamati in tutto il continente shardana, usando come metro di paragone le sardine che vengono chiamate in maniera quasi identica in tutto il mondo (GIURO!).
Nonostante queste inesattezze, l'opera ha un pregio: si legge che è un piacere e si fa capire subito in quanto i suoi testi sono chiari e comprensibili, io stesso ci ho impiegato meno di 3/4 d'ora per leggermela tutta.
Inoltre fornisce inoltre una ricostruzione molto interessante sulla tecnica utilizzata dai sardi dell'età del Bronzo per costruire i nuraghi (non a caso Mario Marongiu è un ingegnere civile edile, sa di certo il fatto suo).

Passiamo ora al nostro esimio Santoni. Eccovi un estratto di un suo depliant preso da un altro blog che parla di archeologia.

il complesso insediativo di Su Monte assume rilevanza architettonica per la presenza di edifici distinti realizzati in opera isodoma con blocchi di trachite martellinata, i vani A,B, C, F addossati ad una muraglia di impianto tendenzialmente ellissoide E, pur essa realizzata con blocchi martellinati. Nell'insieme, il sito mostra di essere espressione di spicco di una ben acquisita cultura di villaggio, a partire dal Bronzo recente (1300-1150 a.C.); anzi di una ben solida cultura di villaggio del sacro, del tipo di S. Vittoria di Serri. L’edificio di spicco architettonico è incentrato in
una poderosa torre a tholos data dal vano A,preceduto da un atrio trapezoidale, alla maniera della Capanna del Capo di S. Vittoria di Serri. Ma l’edificio è ulteriormente distinto per le dimensioni dei resti della torre di m. 13 di diametro esterno, contro i m. 7,70 /7,80 di diametro interno e m. 2,50 circa di spessore murario, con conci di dimensioni ragguardevoli;il vano interno si propone ulteriormente impreziosito dalla presenza di una vasca altare plurilitica al centro del vano A, già munita sulla spalletta perimetrale superiore di una eclatante mostra di spade votive infisse….etc. etc...


A leggere questa roba, neppure arrivo alla metà che mi viene voglia di prendere, mollare tutto e di farmi una partita a Doom (quello del 1993), o a Quake per far sbentiare il cervello!


È brutto da dire ma è la verità. Io, che sono archeologo e che ho studiato da alcuni articoli di Santoni, trovo molto difficile  concentrarmi e/o appassionarmi a questo tipo di descrizione e sono abbastanza sicuro di non essere il solo a pensarlo; figuratevi cosa ne potrebbe pensare un semplice appassionato! E la cosa peggiore è che non è il solo. Perché sono in tanti a fare il suo stesso errore: utilizzare un linguaggio freddo, tecnico e prettamente accademico anche al di fuori della sfera universitaria. E da qui parte un'altra nota dolente: il non contemplare la divulgazione oppure farlo in modi completamente sbagliati. Perché in tempi come quelli che stiamo vivendo è sempre più necessario rendere il sapere sempre più accessibile al pubblico, non solo per via pecuniaria ma anche rendendo i testi più facilmente comprensibili dal "volgo". A questo punto uno mi dirà: vengano nelle biblioteche che i testi di archeologia li possono prendere a prestito gratis. 

Il problema è che:



  1. Uno non ha voglia e tempo di fare avanti indietro nelle biblioteche per prendere in prestito un libro e poi restituirlo.
  2. Uno il libro lo vuole avere tutto per se a tempo indeterminato e non avere l'ansia di scadenze e cose varie.
  3. I libri di chi lavora all'università, generalmente, costano parecchio mentre quelli fatti da semplici appassionati, sempre in linea generale, costano mediamente dai 10 ai 25 euro.
  4. I professori e gli archeologi di professione usano canali di trasmissione privilegiati invece che quelli tradizionali come i social media cosicché nessuno saprebbe, se non gli addetti ai lavori, di un loro nuovo libro; viceversa, uno che sta fuori dai ranghi riesce sempre a comunicare la sua nuova uscita attraverso Facebook e gli altri social media.
  5. Repetita iuvant, usano un linguaggio troppo tecnico ed accademico e quindi non adatto ad un semplice appassionato, che quindi prediligerà scrittori certamente ignoranti in materia ma con un linguaggio più fluido e comprensibile.
Questi ultimi due problemi elencati non solo sono i più dannosi ma anche i più assurdi e stupidi in quanto si potrebbero risolvere molto facilmente; una volta risolti, portano ad effetti più che benefici.
Prendiamo ad esempio Alberto Angela: perché ha successo? Perché parla in maniera sobria, semplice e pienamente comprensibile ed utilizza un media ancora molto utilizzato: la televisione pubblica.
Oppure pensiamo a Roberto Burioni che combatte nel suo campo le bufale antiscientifiche su Facebook, piattaforma dove meglio proliferano i vari cazzeri (o, se preferite, cazzari) della rete, con un linguaggio immediato e diretto.
Ma si sa, abbassarsi a usare questi registri o queste piattaforme non è abbastanza elitario, meglio lasciare queste cose ai poveracci. O perlomeno ai dottorandi ed ai reggiborse, non certo a dei professori ordinari.

Quello che ho fatto è un esempio sul campo che conosco meglio, l'archeologia, ma il discorso è applicabile a tutti gli altri settori delle scienze.

Sia ben chiaro, inoltre, che quello che vedete non è un processo alle persone citate in questo articolo ma una critica al loro modo di pensare ed agire in un momento tanto degradato culturalmente come quello che stiamo vivendo.

Voi che ne pensate? Non siate timidi e commentate! Ci vediamo al prossimo articolo! ;)

2 commenti:

  1. Quindi non credi al mito di Atlantide?

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    1. È un mito. E soprattutto, Atlantide non è la Sardegna ;)

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