sabato 26 gennaio 2019

Lino Banfi all'Unesco. Cosa ne penso.


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Esisteva forse modo migliore di festeggiare il compleanno di questo blogghettino ad un anno dalla sua nascita? Pare proprio di no. Dopo tanti argomenti di tipo archeologico, specialmente in ambito nuragico, non potevo non cercare di svoltare dal contesto regionale per prendere un argomento di respiro nazionale, qualcosa che ha avuto una risonanza mediatica parecchio forte, pareggiata soltanto dal vespaio di polemiche che ne è scaturito: la presenza di Lino Banfi nella commissione Unesco.

Come in tanti abbiamo avuto modo di vedere, il buon vecchio Lino nazionale ha avuto la nomina di membro della commissione italiana Unesco; l’indignazione, inutile dirlo, è stata grande ed unanime, soprattutto dal mondo dei beni culturali, composto da una marea di disoccupati ed alcuni giovani preparati e volenterosi che devono accontentarsi di lavori precari di 1000 euro al mese. (se hanno culo e se lavorano proprio in tale ambito). E pure giusto visto che il nostro caro nonno Libero, oppure Oronzo Canà per i più anziani, fa parte di una team dove sarebbe bene mostrare di avere un certo pedigree nell’ambito dei beni culturali. Ma cerchiamo di vedere le cose in maniera più lucida.

Prima però una premessa: QUESTO QUI NON È UN POST POLITICO, NON C’È ALCUN INTENTO POLEMICO IN QUANTO STO PER SCRIVERE, È SOLO IL MIO PARERE SUL CASO LINO BANFI; QUINDI VI PREGO DI LEGGERE BENE PRIMA DI INSULTARMI.
Inoltre, cosa ancora più importante, non si vuole fare polemica col nostro caro signor Banfi, anzi, posso ben dire che ha fatto bene ad accettare e che al posto suo chiunque, anche un parcheggiatore abusivo con la terza media, avrebbe accettato, me compreso. E lo dico per onestà intellettuale. Pertanto, in questo articolo, non c’è nessuna condanna nei confronti suoi.

Mi rivolgo proprio a te, stai calmo non mettere mano alla tastiera, ti supplico!

Iniziamo con quanto lui ha detto: “…credo che le commissioni fino adesso siano fatte con persone che sono plurilaureate in questo, in quell’altro, conoscono bene la geografia, conoscono bene i posti, i siti, tutte cose che non so; io voglio solo potare un sorriso, ovunque, anche nei posti più seri”.
In molti, specialmente quelli che fanno parte del settore dei beni culturali, hanno avuto il latte alle ginocchia per aver sentito questa frase e si sono chiesti “anni di studi, tasse universitarie, disoccupazione e precariato per poi vedere un comico che fa a pezzi la mia laurea e chi come me si è fatto un culo, lo dovevo capire che bastava far ridere la gente”.

In realtà, rimanendo più freddi, il messaggio di Lino è stato storpiato: quello che voleva dire non era “fanculo a ‘sti professoroni con la puzza sotto il naso e che credono di sapere tutto di tutto, basto io che faccio ridere la gente” ma “io non so una fava di quanto viene trattato rispetto a queste persone che ne sanno più di me, il massimo che posso fare è portare un sorriso in mezzo a tutti questi signori che hanno doppia o tripla laurea”; un intento di buona volontà quindi, non certo volto a denigrare la categoria di chi si è fatto il mazzo per avere i titoli che ha avuto.
Buona fede che però non cancella il fatto che queste parole siano state, suo malgrado, poco lusinghiere nei confronti di chi invece si è fatto il mazzo: vedere uno, che ammette chiaramente di non sapere una mazza, occupare un posto che non merita non è un bell'esempio per chi si fa il mazzo studiando e deve ingoiare sterco nell'ambiente in cui lavora (se lavora). Parliamo ora della commissione.

La commissione si divide in Assemblea e Consiglio direttivo; la prima è l’organo di consultazione e di decisione sulle strategie da attuare ed obbiettivi da conseguire (un po’ come la funzione legislativa del nostro Parlamento); il secondo è l’organo di governo ed ha funzione esecutiva, cioè attua le strategie e gli obbiettivi fissati dall’Assemblea.

E ora vediamo un po’ il ruolo che ricopre il nostro caro Lino. O meglio: il ruolo della commissione Unesco di cui lui è parte. I suoi compiti principali sono:

1.      Dare pareri e formulare raccomandazioni al governo italiano ed alle pubbliche amministrazioni in relazione all’elaborazione ed alla valutazione dei programmi Unesco.
La commissione analizza il programma portato dall’Unesco e, fatta l’analisi, da consigli al governo italiano su come agire per la salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici italiani.

2.      Collaborare con gli organi competenti per l’esecuzione delle decisioni prese in seno alla Conferenza Generale dell’Unesco che ha luogo a Parigi ogni due anni per approvare il programma generale dell’organizzazione ed il suo bilancio.
La commissione collabora con chi di dovere tra l’amministrazione pubblica per mettere un atto ciò che è stato deciso all’assemblea dell’Unesco.

3.      Produrre documenti concernenti le materie che rientrano nel suo ambito di competenze e contribuire, anche attraverso una serie di pubblicazioni periodiche, a diffondere informazioni su principi, obiettivi ed attività dell’Unesco.
La commissione fa capire, attraverso riviste e affini, cosa vuole fare l’Unesco e produce documenti che riguardano le materie di cui può trattare.

4.      Rendere accessibile al pubblico, mediante un servizio di biblioteca che comprende più di 11.000 testi costituiti prevalentemente di pubblicazioni e documenti, la più ampia conoscenza delle problematiche trattate dall’Unesco.
Questo punto non necessita di spiegazioni.

5.      Diffondere gli ideali, in particolare sostenendo le attività del Sistema delle Scuole Associate, dei Club e dei Centri Unesco.
Questo punto non necessita di spiegazioni.

6.      Organizzare e promuovere incontri, convegni, corsi ed altre attività di formazione e studio nelle materie di competenza.
Un esempio di questi corsi ed attività di formazione può essere la Summerschool.

7.      Associare attivamente al lavoro dell’Unesco persone ed enti che svolgono attività nei campi educativi, culturali e scientifici, agevolando, anche presso le istituzioni competenti, la raccolta di dati e informazioni.
Ad essere associate possono essere singole persone, possibilmente distintesi per grandi meriti nel campo che ricoprono, quanto enti veri e propri come istituti od università.

8.      Favorire l’accesso alle istituzioni più qualificate alle attività promozionali che l’Unesco svolge attraverso la concessione del Patrocinio. A tal fine conduce indagini preliminari per la concessione del Patrocinio sia dell’Unesco sia della commissione stessa.
La commissione e l’Unesco svolgono delle indagini per individuare quelle che ritiene le istituzioni più qualificate per gli obbiettivi vuole perseguire.

9.      Esaminare e trasmettere eventuali progetti che necessitano sostegno finanziario secondo le modalità previste dei Programmi di Partecipazione.
Questi punti non necessitano di ulteriori spiegazioni.

10.  Formulare proposte sulla scelta dei membri delle delegazioni italiane alla Conferenza Generale e ad altre riunioni o manifestazioni promosse.
I membri della commissione scelgono le loro proposte e le presentano alla Conferenza Generale e/o ad altre riunioni simili.

11.  Esprimere pareri e suggerimenti e su richiesta del ministro degli Affari Esteri, sugli aspetti educativi, scientifici e culturali dei progetti da realizzare nell’ambito della politica di cooperazione allo sviluppo.
Se il ministro dell’Estero glielo chiede, la commissione fornisce pareri e consigli in merito all’aspetto scientifico, educativo e culturale sui progetti da realizzare.

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Per farla più breve: Lino Banfi, insieme agli altri membri, fa proposte per favorire la promozione, collegamento, informazione ed esecuzione dei programmi Unesco volti a valorizzare, conservare e promuovere di determinati beni paesaggistici/culturali italiani ed effettua ricerche per individuare quelli che ritiene i soggetti più adatti a collaborare con l’Unesco. Queste cose non solo influiscono sullo stato dei beni paesaggisti e culturali italiani ma anche su una loro nomina a Patrimonio Mondiale Unesco.

Per poter fare ciò, inutile dirlo, ci vogliono competenze e capacità di movimento all’interno della famigerata burocrazia, competenze che Banfi non dispone.
Il problema però non è politico ma culturale: il settore dei beni culturali, in Italia, è visto come un qualcosa di fondamentalmente hobbystico, robetta in cui non vale la pena di spendere soldi ulteriori per retribuire dignitosamente la maggior parte coloro che si sono fatti il mazzo per avere le competenze giuste per promuovere e valorizzare al meglio i beni culturali, basta mandare qualche volontario ed è fatta. Lo stesso ex-ministro Tremonti disse “con la cultura non si mangia”, affermazione smentita da svariati dati che confermano che invece il sistema relativo alla cultura ed alla creatività italiani svolgono un ruolo importante per il PIL italiano (dati del 2011 parlano di un fatturato per il 15% del PIL italiano).

Questo concezione non solo svilisce la funzione della maggior parte delle persone che lavorano nell’ambito dei beni culturali ma influisce anche indirettamente in senso negativo sulla conservazione e promozione dei beni culturali stessi. E per dimostrarlo vi faccio alcuni esempi.

Voi mandereste un carpentiere navale ad organizzare e gestire una mostra di arte contemporanea? Mandereste un primario dell’ospedale a restaurare un opera d’arte? Mandereste un avvocato a dirigere uno scavo archeologico? Come guida turistica in un’area archeologica o in una città antica mandereste uno che nella vita ha fatto sci nautico oppure uno che conosce bene il sito che ha scavato o che l’ha studiato approfonditamente? Per fare un itinerario turistico a tematica iconografica (una visita guidata in cui si vedono le raffigurazioni presenti in determinati monumenti o siti archeologici) ci mettete una casalinga oppure una persona che magari ha ottenuto un dottorato proprio in merito alle iconografie della zona che vi porta a conoscere? Per gestire un museo od una pinacoteca mandereste un camionista? Mandereste un pasticcere ad effettuare la salvaguardia archeologica di un cantiere? Mandereste una squadra di calcio a cinque ad effettuare scavi archeologici di emergenza?

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Appunto.

Repetita iuvant, il problema non è politico ma culturale ed è radicato da molto più tempo di quanto noi immaginiamo; questa nomina a membro della commissione Unesco è dunque solo la punta di un iceberg, una punta parecchio grossa e vistosa che nasconde una parte somersa ancora più immensa. E certe dichiarazioni fatte dei politici nostrani (tutti, PD compreso) dimostrano che non si ha alcuna intenzione di invertire la rotta.

Concludo tornando al buon Lino che ha dichiarato di voler promuovere come Patrimonio Unesco le tombe di Canosa, delle tombe ipogeiche che definirle bellissime è semplicemente riduttivo; fino a qui tutto bene. Peccato purtroppo che le ha definite egizie ed etrusche quando invece sono di origine dauno-ellenistiche (dal V al I secolo a.C.). Un caso di tanta buona volontà direttamente proporzionale all’ignoranza sull’argomento che viene trattato.

Spero che questo articolo vi abbia aiutato a riflettere e che, repetita iuvant, non vi è alcun fine polemico in quanto ho appena scritto.

Ci si vede ;)

martedì 8 gennaio 2019

Il bronzetto gigante di Cagliari. Cosa ne penso.


Buon anno a tutti voi! Come avete passato queste vacanze? Spero tutto bene. Di recente sono rimasto invischiato in vari eventi, master e tirocinio in primis, che non mi hanno permesso di dedicare molto tempo e concentrazione per questo blog, che compirà il primo anno di vita tra poche settimane, ragion per cui voglio rimediare parlando di un avvenimento che ha spadroneggiato sui social per molto tempo nelle prime settimane di dicembre scorso.
Non si era parlato d'altro: giornali, gruppi su facebook, siti internet, tutta l'attenzione si è concentrata su di lui. La statua gigante del bronzetto proposta dal consigliere comunale dei riformatori Raffaele Onnis.
Da dove è nata questa proposta? Stando allo stesso consigliere, lo scopo di questa statua è quella di rappresentare l'identità sarda attraverso un simbolo forte. E quale simbolo è meglio di un "bronzettone" di oltre 20 metri?

L'opinione si è spaccata in due: da una parte quelli che sono d'accordo, tanto che vorrebbero che sostituisse la statua di Carlo Felice (operazione, a mio avviso, stupida ed antistorica sotto ogni punto di vista); dall'altra quelli che lo ritengono un pugno agli occhi ed uno spreco di soldi. Dal punto di vista estetico è difficile dare torto a questi ultimi visto che la statua sembra uscita da un vecchio filmato prerenderizzato di un videogioco degli anni '90, quelli della prima Playstation per intenderci. Ma vediamo di andare oltre le immagini e cerchiamo di capire l'effettiva bontà del progetto.

Questi sono i punti principali in cui la si vorrebbe installare.


Due dei punti ipotizzati: Porto di Cagliari e pineta di Su Siccu.

Quelle che vi ho fatto vedere sono delle ricostruzioni ma il "bronzettone" si trova davvero in Sardegna già da un bel po' di anni e si trova a Tortolì. Ed è tale e quale alle ricostruzioni.


Il mega bronzetto di Tortolì in tutto il suo splendore. Foto presa dalla pagina facebook Architerror.

È leggermente più basso di quello che si vorrebbe a Cagliari ma è identico in tutto e per tutto in ogni elemento. Per cui, fermo restando che la statua stessa può cambiare, possiamo benissimo immaginarlo nei posti indicati da Raffaele Onnis.
Partiamo dal punto di vista estetico. La statua non è brutta, è orrenda. Ad uno può pure piacere, i gusti sono gusti, ma questa è una roba inguardabile, una pallida imitazione di un mezzo di espressione tipico ed apprezzato di una cultura antica ed affascinante quale quella dei sardi nuragici, tanto che sembra pure una parodia. Per rendere bene il concetto, è come un film della Asylum (quella che ci ha propinato grandi capolavori del cinema trash, quali Sharknado) che fa il verso ad altri film più famosi e ben riusciti (se non sapete di che sto parlando, andate ad informarvi sulla casa cinematografica in questione, ne vedrete di belle).
Un altro punto a sfavore è che la statua è troppo grande per non essere notata; ciò va a compromettere il bellissimo "skyline" di Cagliari che è possibile notare venendo verso il porto, stesso discorso varrebbe per chi dovesse vedere il lungomare della pineta di Su Siccu. Traducendo: sarebbe come una macchia di sugo o di vino in una camicia Armani o Dolce&Gabbana.

Ciò nonostante, voglio far vincere la statua in corner, o almeno farla pareggiare: è adatta al contesto in cui si trova? Non proprio. Perché? Cagliari ha avuto numerose testimonianze dislocate in vari punti della città, dal Neolitico fino all'epoca giudicale a Santa Gilla (al tempo nota come Santa Igia); fare un monumento ad una sola testimonianza, per giunta circoscritta in punti dove di nuragico non è stato trovato nulla (testimonianze dei sardi nuragici a Cagliari le abbiamo, per ora, soltanto a Capo S. Elia, leggete questo articolo di Alfonso Stiglitz per saperne di più) sarebbe poco sensato oltre che riduttivo; diverso sarebbe stato qualora fosse presente presso edifici come il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, visti i contenuti di quest'ultimo, a patto di farla a dimensioni minori e certamente di maggior pregio artistico.

Brutta e fuori contesto, voglio comunque darle un'ultima chance per salvarsi: è utile? È quanto serve a Cagliari ed ai cagliaritani? No.
Non per fare del benaltrismo ma Cagliari ha bisogno di tante altre cose, ad esempio una risistemata totale al manto stradale in alcune zone od il saper conciliare la vita notturna ed il benessere dei cittadini che vivono nelle zone interessate alla movida cittadina; questa statua potrebbe anche destare interesse se solo A) fosse molto più piccola (4 metri esagerando), B) fosse molto più bella (si spera qui che cambino totalmente il soggetto, C) fosse in un contesto adatto o se racconterebbe una storia non solo di Cagliari ma anche della Sardegna intera.

Perché non farci un bel gruppo di statue che testimonino tutte le ere che hanno interessato la nostra città e la nostra isola, epoca nuragica compresa? Anche solo un'opera concettuale andrebbe benissimo, avrebbe certamente molto più senso della ciofeca immane di cui ho appena parlato e sarebbe molto più rappresentativo dell'identità sarda e cagliaritana.

Non so come sia ora la situazione, se sia stato accantonato il progetto o se questo sia ancora in porto; spero solo che il sig. Raffaele Onnis possa aver cambiato idea o, quantomeno, averla riveduta.

E voi che ne pensate? Se siete d'accordo o meno, non fatevi problemi, commentate (mantenendo però un tono civile, alcuni possono prendere la cosa sul personale).
Ci si vede ;)