mercoledì 21 marzo 2018

Un nuovo manuale sull'archeologia nuragica: perché è difficile farlo e le alternative attualmente presenti

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Chiunque sia del settore dell'archeologia, studente, dottorando, ricercatore e professore, per ogni materia che ha dovuto studiare c'era dietro un libro, solitamente di dimensioni ragguardevoli, in cui venivano racchiuse tutte quante le caratteristiche e le scoperte della civiltà che si voleva studiare, sia essa romana, cartaginese, celtica, bizantina e via dicendo.
Questi libri, per quanto dei mallopponi, sono imprescindibili se si vuole avere una nozione più completa possibile sull'argomento che si portava all'esame in modo da poterlo comprendere al meglio o anche soltanto per portarsi a casa un bel voto per poi toglierselo dai maroni. In alternativa ci si registrava le lezioni e le si sbobinava per poi passarle alla propria cerchia di amici, in modo da risparmiarci pure soldi vista che i nostri cari libroni non erano certo cosa da 15 €, oppure, sempre per risparmiare denaro, li si pigliava in prestito e li si fotocopiava in modo da renderli sottolineabili senza aver sensi di colpa riguardanti l'incaddozzamento di suddetto libro.

L'archeologia prenuragica e nuragica hanno anche loro i propri manuali, due per la precisione: "La Civiltà dei Sardi" di Giovanni Lilliu e "La Sardegna Preistorica e Nuragica" di Ercole Contu. Entrambi comprendenti un periodo che va dal Paleolitico fino all'età del Ferro, entrambi posseduti dal sottoscritto.
Ho sempre preferito il libro di Contu a quello di Lilliu in quanto scritto meglio, più sintetico e completo mentre "La Civiltà dei Sardi" l'ho sempre trovato un mattone: pesante, con una scirttura tanto ampollosa di farlo sembrare più un poema od un romanzo di serie B che un manuale e, la cosa peggiore per un manuale di archeologia, con in gioco spesso un sentimentalismo spicciolo in cui viene messa in gioco la "costante resistenziale sarda", in cui gli eroici sardi nuragici che odiano il mare (il sale dava fastidio alla loro pelle, vai a saperlo) e sopportano con fastidio i fenici solo perché portano a loro merci (che però stanno sul culo perché sono stranieri) e lottano alla fine con fierezza contro punici e romani (cosa vera ma, repetita iuvant, con un sentimentalismo da farlo sembrare una specie di romanzo di serie B più che un manuale serio).

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I miei compagni di studio nel periodo triennale; quello a sinistra è stato subito sfanculato per i motivi sopra riportati.

Fatta questa piccola digressione su quale tra i due manuali preferisco, va purtroppo fatto notare che entrambi i libri mostrano una visione antiquata con datazioni e dati obsoleti e pertanto andrebbero aggiornati, purtroppo i due archeologi sopracitati sono passati a miglior vita (avevano più di 90 anni, vorrei ben dire) ed anche se fossero ancora vivi non avrebbero alcuna voglia di aggiornarsi (chi cappio te lo fa fare, una volta pensionato, di farti un corso di aggiornamento intensivo). Il che non sarebbe comunque un gran problema... se esistessero altri manuali fatti da gente più giovane, competente ed invogliata. È questo il problema: non esistono altri manuali oltre a quelli delle buon anime di Contu e Lilliu. Perché?

Un problema piuttosto seccante è la mole di lavoro che ci sarebbe da fare adesso: con tutte le scoperte effettuate, tutte i dati aggiornati, le nuove cronologie ed i siti prenuragici e nuragici scoperti servirebbe, per essere più spediti possibile, una reclusione in un convento di monaci certosini e privarsi do ogni tipo di vita sociale per almeno 3 anni in modo da rimanere concentrati giorno e notte sul proprio lavoro.
Un altro problema parecchio rognoso è il fatto che ogni anno vengono fatte nuove scoperte, spesso sensazionali (basti pensare ai modellini di nuraghe ed al corno di pietra rinvenuti a San sperate nel '75 e riscoperti poi da Alberto Mossa) per cui, visto che i libri non sono delle applicazioni per android, una volta che uno ha appena cagato sangue per 3 anni per fare tale manuale, ecco una nuova scoperta archeologica che lo costringe a rimettersi in marcia per aggiornare la sua opera che è appena stata resa obsoleta in un punto da una scoperta archeologica. E gli stessi titolati a redarre un manuale sono gli stessi che lavorano nei siti archeologici e fanno le dovute scoperte, quindi non avrebbero tempo da dedicare alla realizzazione di un simile malloppo in quanto servirebbe la consultazione di una montagna di libri in cui vengono riportate tutte le più recenti scoperte nei vari aspetti dell'archeologia nuragica.
E li comprendo benissimo: se fossi al loro posto, non me lo farebbe fare nessuno, con uno o più scavi da gestire e da battagliare per ottenere soldi e permessi dalle soprintendenze, di sclerare a cercare i libri e stare dietro il pc nel poco tempo libero rimanente in modo da sfornare un completo ed aggiornato in ogni singolo aspetto dell'archeologia prenuragica e nuragica.

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Tre anni appresso il proprio lavoro e all'improvviso una nuova scoperta che ti porta ad iniziare da capo possono dare luogo a reazioni violente...

A questo punto uno dice: perché non unire i vecchi manuali con le nuove scoperte? Si potrebbe tranquillamente fare, il problema è che tali scoperte entrerebbero in contraddizione con buona parte del manuale, essendo questo obsoleto, in questione, pertanto sarebbe davvero difficoltoso a meno di non strappare le pagine con le scoperte obsolete e di rimpiazzarle con le nuove, operazione che sarebbe comunque alquanto bizzarra (io stesso mi chiedo perché la sto scrivendo)
.
Oppure: perché non studiare dalle pubblicazioni dei vari convegni sul tema dell'archeologia nuragica in Sardegna? Una buona idea visto che è proprio nei convegni che vengono esposte le ultime novità nelle materie a cui essi sono dedicati; io stesso, al mio esame di preistoria e protostoria della Sardegna con professor Moravetti, a Sassari, ho studiato dal convegno di Barumini del 2009. Il punto è che nei convegni ci sono 100 teste ed altrettanti berretti, ciascuno che pubblica col proprio modo di scrivere (ancora mi viene il mal di testa a pensare all'articolo di Vincenzo Santoni, santo cielo!), ciascuno con la sua opinione al riguardo... che alle volte contrasta con quella del relatore successivo o precedente. Credetemi: non è facile studiare ed apprendere quando due personaggi dicono la loro contraddicendosi.

Ragion per cui è quantomeno necessario, soprattutto per i nuovi studenti che arrivano nelle università, creare un manuale completo in ogni dettaglio dell'archeologia prenuragica e nuragica visto che alternative qui presenti presentano le difficoltà appena citate.

Concludo dicendo che in linea definitiva non ci si deve basare solo sul manuale ma è anche importante seguire le nuove scoperte archeologiche che vengono pubblicate nei quaderni di archeologia (esiste il sito internet apposito, 
http://www.quaderniarcheocaor.beniculturali.it/index.php/quaderni/index) o nei convegni /congressi dedicati visto che, come detto prima, i libri non si aggiornano automaticamente.

E voi cosa ne pensate? Fatemi sapere e lasciate un commento al proposito.

Ci si vede ;)

9 commenti:

  1. Sei già riuscito a leggere questo? Moravetti, P. Melis, L. Foddai, E. Alba (eds.), LA SARDEGNA NURAGICA, Corpora delle antichità della Sardegna, Sassari 2017

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    1. Lo sto leggendo adesso, è interessante e ben fatto ma ho notato che Ugas e Moravetti si contraddicono sulle cronologie sul Bronzo Medio. Sto continuando a leggere...

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    2. Ho letto, è ben fatto. Faccio mea culpa per non essermi informato.

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    3. Dove lo stai leggendo?

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    4. In pdf, su sardegna digital library

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    5. http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=2436&s=17&v=9&c=4463&id=676227

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    6. C'è anche quello è vero, ma io stavo parlando di quello appena uscito.

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    7. Mmm... La nuova edizione la devo leggere ancora. Lo faccio appena posso. Grazie comunque per avermelo fatto notare :)

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