lunedì 19 marzo 2018

Opinioni spicciole: Facebook peggiora le persone ed il loro carattere o le mostra per quello che sono?


Anche questa volta stacco dall'archeologia e mi cimento in qualcosa che speravo da tempo di fare ma che non ho mai avuto la lucidità e la consapevolezza di fare dato che riguarda una cosa sulla quale ci sono passato pure io: Facebook. E tutti i problemi che ne derivano.

Premetto fin da subito che non sono uno psichiatra di prima classe come Vittorino Andreoli, né un filosofo coi contro-fiocchi come Umberto Galimberti e neppure un sociologo di alto livello, io sono soltanto uno che gestisce un blog in cui si parla prettamente di archeologia, ciò che scriverò si basa solo su mie esperienze personali nella vita di tutti giorni, non pretendo pertanto che abbia valore assoluto ed aggiungo che sarà altamente discutibile e contestabile da tutti. Fatta questa premessa, cominciamo!

In un mondo che diventa sempre più interconnesso e tecnologico, Facebook è un aggregatore sociale molto forte che consente di farti conoscere ed apprezzare per i contenuti che porti, pubblicizzarli (il 99,9% delle visual di questo blog viene dal social media in questione) ed incontrare nuove persone (basti pensare che la mia ragazza l'ho conosciuta, tramite l'intercessione di un amico comune, su Facebook). E visto che l'umanità in sé è un vero miscuglio di bene e male, ad interagire nei vari punti della nostra amata piattaforma succede di venire a contatto con le cose più sordide e gli elementi più puzzolenti che la infestano.

Fake news che alimentano odio e distorcono la realtà; pagine e gruppi fatte da disagiati che postano contenuti stupidi e discutibili; razzismi ed omofobie; personaggi un tempo famosi ma caduti nel dimenticatoio che scrivono boiate per riacquistare fama; complottismi; gente che ti insulta nei modi peggiori perché non sei d'accordo con quello che dice/pensa la persona in questione; personaggi che conosci e che dicono un susseguirsi di cose idiote e spesso contraddittorie con quel che prima dicono o pensano solo per prendere "mi piace" e farsi scrivere "BRAVO", "TI LOVVO", "SEI UN MITO", "SEI UN GENIO" "SEI UN GRANDE", e altre cose che non fanno altro che gonfiare il suo vasto ed allo stesso tempo fragile ego; altri personaggi che si ergono a divinità; gente che ti fa lo screenshot di cose che dici e che le pubblica in gruppi o cerchie di amici, senza coprire il tuo nome o il tuo profilo, solo per il gusto di farti a pezzi alle spalle senza che tu possa rispondere...  ed altro letame ancora.

Facebook, ultimamente, si è rivelato una grande cloaca in cui riversare la propria cacca o rischiare di essere insozzati da quella altrui; la cosa peggiore è che non si tratta solo di troll che si nascondono dietro nominativi falsi, ma anche di persone che ci mettono nome e cognome. Chiunque siano poco importa, contribuiscono sempre a rovinare la tua giornata o, cosa peggiore, a proiettarti in un vortice di disagio drogoso in cui sei assuefatto da tutto il letame virtuale che sorbisci ogni giorno che passi sul social media in questione.

Ma queste persone di che genere sono? Dei Gollum con mente/cuore/sensi/dita attaccate allo smartphone o alla tastiera del pc? Non proprio.
Io ho parlato più e più volte dal vivo con tipi di persone simili e, per come io la vedo, si tratta spesso di persone tranquille che stanno nel proprio e che badano ai loro conti tutti i giorni ma che hanno determinate cose che non funzionano nella loro vita e per le quali soffrono molto: mancanza di amore, di affetti e/o di amici con conseguente solitudine che ne deriva; disoccupazione e la difficoltà a trovare un lavoro (anche il più umile) oppure frustrazione per non essere arrivati a determinati obbiettivi in ambito lavorativo come il non trovare il lavoro per il quale ci si è fatti il mazzo studiando con le conseguente e sgradevole sensazione di esser dei perdenti e dei falliti; tutte queste cose hanno conseguenze spesso molto gravi verso il proprio umore, la propria autostima, la fiducia in se stessi ed anche la propria sanità mentale, pertanto succede che uno arrivi a sfogare il proprio malessere alla prima occasione.
Ed è su Facebook che viene molto più facile vomitare la propria bile ed il proprio livore. Perché?

Scendere da solo in strada o salire su in terrazzo ed urlare la propria disperazione, la propria frustrazione e le proprie paure ti farebbe soltanto guadagnare A) una possibile denuncia per disturbo della quiete pubblica; B) occhiate stranite miste a disprezzo e compassione da parte di chi ti osserva in quanto crede di avere a che fare con un povero malato mentale; C) un video su cellulare pubblicato su Youtube o su pagine Facebook come Welcome to Favelas con conseguente derisione e sputtanamento permanente della propria persona. Insomma, non è socialmente visto di buon occhio. Pertanto serve qualcosa che renda il tuo sfogo un tantino meno rumoroso e più "accettabile". Servono internet ed uno schermo.

Che un monitor ti fornisca protezione è una cosa detta e ridetta ma, paradossalmente, mai banale perché non è solo una barriera che ti permette di dire le peggio cose al Mike Tyson di turno che se gli dici anche soltanto "oh" con fare leggermente polemico ti fa ingoiare i denti con un cartone in faccia, ma è anche la via più facile e diretta per sfogare tutte le tue frustrazioni, le tue insicurezze, la tua rabbia e la tua paura senza avere paura che la gente ti guardi strano o storto. E soprattutto è il modo migliore per reggere discussioni in merito a delle opinioni contrastanti tra due o più individui in quanto da tutto il tempo di riflettere su quello che si scrive mentre nella vita reale uno, che abbia torto o ragione, è molto più facile che ne esce sconfitto perché incapace di argomentare sul momento.

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Nel frattempo che scrivo questo, eccovi una mappa delle persone che si intrattengono nella nobile arte dell'insultarsi la mamma a vicenda.

Ora arriviamo al punto: come si sfoga la persona in questione? Scriverà la propria frustrazione sul fatto che non riesce a lavorare manco come portapizze? Scriverà stati di pura autocommiserazione perché è un poveraccio senza un amico o perché non ha un partner amoroso? Si e no, nel senso: non sempre scrive stati del genere.
Lo sfogo, infatti, può avvenire per vie indirette come per esempio metterci parecchia cattiveria negli status in cui esprime una propria opinione riguardo a quello che succede intorno ad essa o a quello che la coinvolge in via diretta o indiretta, alle volte può anche mettercela riguardo a cose più frivole come le persone che condividono cose (secondo tale persona) stupide o sbagliate; nel mentre che lascia un commento, diventa ancora più sprezzante e aggressivo nei confronti degli interlocutori che non la pensano affatto come la pensa lui e spesso innesca litigate virtuali in cui sfoga tutto il suo livore ma che al tempo stesso lo rendono vittima di quello altrui con tanto di insulti pesanti che lo faranno sentire ancora peggio di prima visto che lo schermo che gli forniva protezione da eventuali cazzotti alla Bud Spencer non gli rende possibile sfondare la faccia a calci a trassa di Chuck Norris al tipo che gli è andato di cattiveria infamandolo pesantemente sul personale.

Quello che in sostanza voglio dire è che, il più delle volte, chi si mette a scrivere cose discutibili e spesso stupide su Facebook non è un mostro partorito dalla mente di Lovecraft o di Kentaro Miura ma bensì una persona normale, con le sue qualità ed i suoi difetti, che magari vive vicende poco piacevoli e che cerca una via per sfogarsi.

Perché su Facebook, è visibile soltanto un lato, positivo o negativo che sia, delle persone con cui interagiamo o di cui vediamo il commento e pertanto, è altamente possibile che un tizio che si lamenta sui social network, spesso usando un italiano altamente incerto e sgrammaticato, degli immigrati che sbarcano da noi e dei fantomatici 35 euro al giorno che riceverebbero, dei i vaccini che causerebbero malattie, delle unioni gay, che rimpiange il Duce o che si beve su ogni bufala che gli capiti sotto gli occhi, magari nel mondo reale aiuta le persone anziane se queste si sentono male per strada, o magari da una mano volontariamente a portare la macchina devastata di un povero cristo di passaggio dal proprio meccanico di fiducia, oppure da passaggi agli autostoppisti presenti nelle superstrade.

Viceversa, è altrettanto possibile che uno che su Facebook parla di meritocrazia, di integrazione delle minoranze, di lotta all'omofobia, facendo bei discorsi intelligenti ed accattivanti con un italiano impeccabile e smontando le fake news con dati chiari e concisi alla mano, nasconda in realtà di essere uno stupratore seriale o di trattare la propria moglie/fidanzata (e forse anche i figli) come un sacco da boxe.

Poi, per carità, ci sono sempre i testa di pene che vogliono zittire la tua opinione a tutti i costi con ogni metodo possibile (per esempio a suon di minacce) o che vogliono infangare e sputtanare la tua persona con le peggio infamate (screenshots a nome, cognome ed immagine profilo scoperta con relative dosi di sterco date da svariati gruppi di persone), su quelli possiamo stare tranquilli, sono feccia.

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La categoria appena citata nell'ultima frase, notare l'espressione superba e lo sguardo astuto.

In conclusione ritengo che Facebook raramente mostri una persona per quello che è nella realtà visto che ne conosciamo soltanto un lato, quello che ci appare nei vari status, autoscatti e commenti, che ci possono piacere o meno; penso inoltre che un suo abuso porti ad un peggioramento della persona visto che ha comunque modo di svuotare la propria bile ed il proprio livore in maniera del tutto "sicura" e che una volta fatto inizi ad abituarsi a farlo più spesso. E secondo me queste persone farebbero bene a staccare per qualche tempo. Come il sottoscritto ha fatto 9 mesi prima di riscriversi.

Spero che questa buona dose di Opinioni spicciole sia stata di vostro gradimento, ci si vede al prossimo articolo ;)

P.S.: Si ribadisce che l'articolo è solo esposizione del libero pensiero dell'autore, che, ricordiamolo, non è né psichiatra e né filosofo o sociologo, pertanto il suo valore è tale e quale ad una discussione al bar con birra alla mano.

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