Quando andiamo a visitare un monumento antico può capitare di notare qualcosa che ci salta all'occhio, qualcosa che cattura la nostra attenzione come un moscone grasso che svolazza ronzando malamente nel nostro soggiorno lindo e pinto: una parte postuma, ovvero una parte di quel monumento che è stata aggiunta secoli, se non millenni, dopo alla sua creazione. Come la torretta militare della Seconda Guerra Mondiale sopra il nuraghe Diana, quello che vedete come immagine dell'articolo, a Quartu Sant'Elena.
L'idea per questo articolo mi è venuta in mente leggendo una notizia riguardante il restauro di Torre Falcone a Stintino (SS), giuntami rovistando per caso tra gli archivi online dei quotidiani e raccontata nel dettaglio in un blog.
(http://www.lanuovasardegna.it/sassari/cronaca/2017/04/01/news/restauro-piu-vicino-per-la-torre-1.15128839, http://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/wordpress/2018/02/sono-iniziati-nei-giorni-scorsi-a-stintino-i-lavori-per-la-realizzazione-del-secondo-lotto-della-piazza-cala-doliva/).
Per chi non lo sapesse, Torre Falcone è una torre d'avvistamento spagnola costruita nel XVI sec. d.C. con lo scopo di avvistare le navi dei corsari barbareschi che, in quel periodo, erano il terrore di tutto il Mediterraneo ed erano un pericolo costante per le spiagge della Sardegna, tanto che si dice che il pirata Barbarossa riuscì ad attraccare per un certo periodo nell'Isola dell'Asinara. Dopo l'abbandono, la torre fu restaurata in alcuni punti e riutilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale per avvistare un'eventuale arrivo delle imbarcazioni Alleate che si credeva fossero pronte ad attraccare in Sardegna per cominciare ad invadere l'Italia (previsione errata in quanto iniziarono l'attacco dalla Sicilia); una testimonianza del riutilizzo in quel periodo è la scala che porta direttamente al piano superiore.
Torre Falcone, Stintino, la scala che vedete è della Seconda Guerra Mondiale, altri segni sono le tracce di cemento.
Io, che ci sono stato, posso testimoniare quanto sia messa male: è stata costruita con materiali scalcini e sensibili all'erosione come i mattoni in scisto, la pietra maggiormente disponibile nella zona di Stintino, e la sua esposizione ai forti venti che caratterizzano la penisola stintinese non la aiuta di certo a rimanere in piedi; la scala stessa (che, ricordiamolo, risale alla Seconda Guerra Mondiale) è in uno stato davvero precario ed il resto della struttura non è certo messo meglio.
Pertanto un restauro che preveda anche la sua sostituzione con una idonea alle normative va più che bene visto il pessimo stato in cui si trova.
Pensando a questo mi sono detto "e se togliessero pure la torretta dal nuraghe Diana? Perché non levare dalle scatole pure il cumulo di pietre di epoca romana che sta sopra l'altare del nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca?". All'inizio stavo pensando pure di farci un'articolo per sollecitare la loro rimozione ed avevo tutte le intenzioni di farlo fino a ieri notte. Ma siccome la notte porta consiglio mi sono risvegliato la mattina dopo, capendo che bisognerebbe pensarci molto bene prima di fare un operazione simile. Perché? Ve lo spiego.
L'altare nuragico del Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca, Sud Sardegna. Per quanto piacevoli quanto un dito conficcato in un occhio, quelle pietre non andrebbero tolte.
Intendiamoci, sono perfettamente d'accordo con voi col giudicare queste parti aggiunte pari a uno sputo su un piatto di spaghetti al sugo ed ancor più d'accordo col dire che sarebbe stato meglio se non ci fossero mai state.
Il punto è che la loro parte postuma non è fine a se stessa ma è funzionale all'utilizzo di quel monumento, che sia per la sua funzione originaria (altare di Su Mulinu) o per una diversa (torretta sopra il nuraghe Diana) la questione non conta, così come non conta il periodo in cui sono state fatte; pertanto tali aggiunte devono essere considerate parte integrante della storia di quel monumento. Non è bello da dire ma è così.
Il valore culturale di un sito, di un monumento o di un edificio antico non è dato solo dall'aspetto estetico o dal modo in cui è stato fatto ma anche dalla funzione che ha avuto e dalla storia che lo ha percorso; questo discorso va esteso per ogni singolo elemento che lo compone, pietre e mattoni compresi. Di casi simili ne abbiamo a palate in Sardegna. Esempi? Le domus de janas di Sant'Andrea Priu riconvertite come tombe cristiane, una tomba vandalica(!) ricavata da una porzione del nuraghe Su Mulinu (lo stesso del monumento sopracitato), le tombe cinerarie romane in basalto presenti nel sito del nuraghe Sanilo di Aidomaggiore (OR) e altri ancora.
Quindi vanno lasciati così come sono? A livello generale, si.
A meno che... non si verifichino condizioni tali per cui quelle parti andrebbero rimosse; ovvero:
- Quando questi pregiudicano in modo considerevole lo stato di conservazione del bene o quando essi stessi si trovano in uno stato pericolante, come nel caso della scala di Torre Falcone.
- Quando si tratta di componenti di un sito archeologico in fase di scavo che coprono una parte ancora più importante, ad esempio una capanna di epoca medievale posta sopra un nuraghe; in tal caso si fa un bel rilievo (un disegno tecnico delle strutture archeologiche che si fa soprattutto in scavi di emergenza), si raccolgono i reperti presenti nelle stratigrafie, li si registra e si procede con lo scavo archeologico.
- Quando si tratta di parti funzionali a se stesse o delle ricostruzioni fasulle che falsificano il contesto e l'ambiente in cui si trovano, come le due colonne a Tharros (so che qualcuno non sarà assolutamente d'accordo con me, belle quanto volete ma io ne farei davvero a meno dato che sono dei falsi che non ci appiccicano una fava)
Voglio comunque ricordare un esempio veramente molto brillante per superare il problema riguardante l'altare di Su Mulinu: non potendo comunque distruggere quell'obbrobrio fatto in periodo romano, hanno ben pensato di fare una bellissima replica in cui venissero riprodotte soltanto la parte nuragica e l'ambiente in cui si trova l'originale, tale riproduzione si trova al museo archeologico di Villanovafranca.
Le due colonne di Tharros, due falsi non da poco.
La riproduzione dell'altare nuragico del nuraghe Su Mulinu, attualmente presente al museo di Villanovafranca.
E voi che cosa ne pensate? Qual'è la vostra idea al riguardo? Se sete in disaccordo non fatevi problemi, scrivete pure :)
Al prossimo articolo ;)
Nessun commento:
Posta un commento