Esisteva forse modo migliore di festeggiare il compleanno di questo blogghettino ad un anno dalla sua nascita? Pare proprio di no. Dopo tanti argomenti di tipo archeologico, specialmente in ambito nuragico, non potevo non cercare di svoltare dal contesto regionale per prendere un argomento di respiro nazionale, qualcosa che ha avuto una risonanza mediatica parecchio forte, pareggiata soltanto dal vespaio di polemiche che ne è scaturito: la presenza di Lino Banfi nella commissione Unesco.
Come
in tanti abbiamo avuto modo di vedere, il buon vecchio Lino nazionale ha avuto
la nomina di membro della commissione italiana Unesco; l’indignazione, inutile
dirlo, è stata grande ed unanime, soprattutto dal mondo dei beni culturali,
composto da una marea di disoccupati ed alcuni giovani preparati e volenterosi
che devono accontentarsi di lavori precari di 1000 euro al mese. (se hanno culo
e se lavorano proprio in tale ambito). E pure giusto visto che il nostro caro
nonno Libero, oppure Oronzo Canà per i più anziani, fa parte di una team dove
sarebbe bene mostrare di avere un certo pedigree nell’ambito dei beni
culturali. Ma cerchiamo di vedere le cose in maniera più lucida.
Prima
però una premessa: QUESTO QUI NON È UN
POST POLITICO, NON C’È ALCUN INTENTO POLEMICO IN QUANTO STO PER SCRIVERE, È SOLO IL MIO PARERE SUL CASO LINO BANFI; QUINDI VI PREGO DI LEGGERE
BENE PRIMA DI INSULTARMI.
Inoltre,
cosa ancora più importante, non si vuole fare polemica col nostro caro signor
Banfi, anzi, posso ben dire che ha fatto
bene ad accettare e che al posto suo
chiunque, anche un parcheggiatore abusivo con la terza media, avrebbe
accettato, me compreso. E lo dico per onestà intellettuale. Pertanto, in
questo articolo, non c’è nessuna
condanna nei confronti suoi.
Mi rivolgo proprio a te, stai calmo non mettere mano alla tastiera, ti supplico!
Iniziamo
con quanto lui ha detto: “…credo che le commissioni fino adesso siano fatte con
persone che sono plurilaureate in questo, in quell’altro, conoscono bene la
geografia, conoscono bene i posti, i siti, tutte cose che non so; io voglio
solo potare un sorriso, ovunque, anche nei posti più seri”.
In
molti, specialmente quelli che fanno parte del settore dei beni culturali,
hanno avuto il latte alle ginocchia per aver sentito questa frase e si sono
chiesti “anni di studi, tasse universitarie, disoccupazione e precariato per
poi vedere un comico che fa a pezzi la mia laurea e chi come me si è fatto un
culo, lo dovevo capire che bastava far ridere la gente”.
In
realtà, rimanendo più freddi, il messaggio di Lino è stato storpiato: quello
che voleva dire non era “fanculo a ‘sti professoroni con la puzza sotto il naso
e che credono di sapere tutto di tutto, basto io che faccio ridere la gente” ma
“io non so una fava di quanto viene trattato rispetto a queste persone che ne sanno più di me, il massimo che posso fare è portare un sorriso in mezzo a tutti questi signori che hanno doppia o
tripla laurea”; un intento di buona volontà quindi, non certo volto a denigrare
la categoria di chi si è fatto il mazzo per avere i titoli che ha avuto.
Buona fede che però non cancella il fatto che queste parole siano state, suo malgrado, poco lusinghiere nei confronti di chi invece si è fatto il mazzo: vedere uno, che ammette chiaramente di non sapere una mazza, occupare un posto che non merita non è un bell'esempio per chi si fa il mazzo studiando e deve ingoiare sterco nell'ambiente in cui lavora (se lavora). Parliamo ora della commissione.
La
commissione si divide in Assemblea e
Consiglio direttivo; la prima è
l’organo di consultazione e di decisione sulle strategie da attuare ed
obbiettivi da conseguire (un po’ come la funzione legislativa del nostro
Parlamento); il secondo è l’organo di governo ed ha funzione esecutiva, cioè
attua le strategie e gli obbiettivi fissati dall’Assemblea.
E
ora vediamo un po’ il ruolo che ricopre il nostro caro Lino. O meglio: il ruolo
della commissione Unesco di cui lui è parte. I suoi compiti principali sono:
1. Dare
pareri e formulare raccomandazioni al governo italiano ed alle pubbliche
amministrazioni in relazione all’elaborazione ed alla valutazione dei programmi
Unesco.
La
commissione analizza il programma portato dall’Unesco e, fatta l’analisi, da
consigli al governo italiano su come agire per la salvaguardia, conservazione e
valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici italiani.
2. Collaborare
con gli organi competenti per l’esecuzione delle decisioni prese in seno alla
Conferenza Generale dell’Unesco che ha luogo a Parigi ogni due anni per
approvare il programma generale dell’organizzazione ed il suo bilancio.
La
commissione collabora con chi di dovere tra l’amministrazione pubblica per
mettere un atto ciò che è stato deciso all’assemblea dell’Unesco.
3. Produrre
documenti concernenti le materie che rientrano nel suo ambito di competenze e
contribuire, anche attraverso una serie di pubblicazioni periodiche, a
diffondere informazioni su principi, obiettivi ed attività dell’Unesco.
La
commissione fa capire, attraverso riviste e affini, cosa vuole fare l’Unesco e
produce documenti che riguardano le materie di cui può trattare.
4. Rendere
accessibile al pubblico, mediante un servizio di biblioteca che comprende più
di 11.000 testi costituiti prevalentemente di pubblicazioni e documenti, la più
ampia conoscenza delle problematiche trattate dall’Unesco.
Questo
punto non necessita di spiegazioni.
5. Diffondere
gli ideali, in particolare sostenendo le attività del Sistema delle Scuole
Associate, dei Club e dei Centri Unesco.
Questo
punto non necessita di spiegazioni.
6. Organizzare
e promuovere incontri, convegni, corsi ed altre attività di formazione e studio
nelle materie di competenza.
Un
esempio di questi corsi ed attività di formazione può essere la Summerschool.
7. Associare
attivamente al lavoro dell’Unesco persone ed enti che svolgono attività nei
campi educativi, culturali e scientifici, agevolando, anche presso le
istituzioni competenti, la raccolta di dati e informazioni.
Ad
essere associate possono essere singole persone, possibilmente distintesi per
grandi meriti nel campo che ricoprono, quanto enti veri e propri come istituti
od università.
8. Favorire
l’accesso alle istituzioni più qualificate alle attività promozionali che
l’Unesco svolge attraverso la concessione del Patrocinio. A tal fine conduce
indagini preliminari per la concessione del Patrocinio sia dell’Unesco sia
della commissione stessa.
La
commissione e l’Unesco svolgono delle indagini per individuare quelle che
ritiene le istituzioni più qualificate per gli obbiettivi vuole perseguire.
9. Esaminare
e trasmettere eventuali progetti che necessitano sostegno finanziario secondo
le modalità previste dei Programmi di Partecipazione.
Questi
punti non necessitano di ulteriori spiegazioni.
10. Formulare
proposte sulla scelta dei membri delle delegazioni italiane alla Conferenza
Generale e ad altre riunioni o manifestazioni promosse.
I
membri della commissione scelgono le loro proposte e le presentano alla
Conferenza Generale e/o ad altre riunioni simili.
11. Esprimere
pareri e suggerimenti e su richiesta del ministro degli Affari Esteri, sugli
aspetti educativi, scientifici e culturali dei progetti da realizzare
nell’ambito della politica di cooperazione allo sviluppo.
Se
il ministro dell’Estero glielo chiede, la commissione fornisce pareri e
consigli in merito all’aspetto scientifico, educativo e culturale sui progetti
da realizzare.
Per
farla più breve: Lino Banfi, insieme agli altri membri, fa proposte per
favorire la promozione, collegamento, informazione ed esecuzione dei programmi
Unesco volti a valorizzare, conservare e promuovere di determinati beni
paesaggistici/culturali italiani ed effettua ricerche per individuare quelli
che ritiene i soggetti più adatti a collaborare con l’Unesco. Queste cose non
solo influiscono sullo stato dei beni paesaggisti e culturali italiani ma anche
su una loro nomina a Patrimonio Mondiale Unesco.
Per
poter fare ciò, inutile dirlo, ci vogliono competenze e capacità di movimento
all’interno della famigerata burocrazia, competenze che Banfi non dispone.
Il
problema però non è politico ma culturale: il settore dei beni culturali, in
Italia, è visto come un qualcosa di fondamentalmente hobbystico, robetta in cui
non vale la pena di spendere soldi ulteriori per retribuire dignitosamente la
maggior parte coloro che si sono fatti il mazzo per avere le competenze giuste
per promuovere e valorizzare al meglio i beni culturali, basta mandare qualche
volontario ed è fatta. Lo stesso ex-ministro Tremonti disse “con la cultura non
si mangia”, affermazione smentita da svariati dati che confermano che invece il
sistema relativo alla cultura ed alla creatività italiani svolgono un ruolo
importante per il PIL italiano (dati del 2011 parlano di un fatturato per il
15% del PIL italiano).
Questo
concezione non solo svilisce la funzione della maggior parte delle persone che
lavorano nell’ambito dei beni culturali ma influisce anche indirettamente in
senso negativo sulla conservazione e promozione dei beni culturali stessi. E
per dimostrarlo vi faccio alcuni esempi.
Voi
mandereste un carpentiere navale ad organizzare e gestire una mostra di arte
contemporanea? Mandereste un primario dell’ospedale a restaurare un opera
d’arte? Mandereste un avvocato a dirigere uno scavo archeologico? Come guida
turistica in un’area archeologica o in una città antica mandereste uno che
nella vita ha fatto sci nautico oppure uno che conosce bene il sito che ha
scavato o che l’ha studiato approfonditamente? Per fare un itinerario turistico
a tematica iconografica (una visita guidata in cui si vedono le raffigurazioni
presenti in determinati monumenti o siti archeologici) ci mettete una casalinga
oppure una persona che magari ha ottenuto un dottorato proprio in merito alle
iconografie della zona che vi porta a conoscere? Per gestire un museo od una
pinacoteca mandereste un camionista? Mandereste un pasticcere ad effettuare la
salvaguardia archeologica di un cantiere? Mandereste una squadra di calcio a cinque ad effettuare scavi archeologici di emergenza?
Appunto.
Repetita iuvant, il problema non è politico ma culturale ed è radicato da molto più tempo di quanto noi immaginiamo; questa nomina a membro della commissione Unesco è dunque solo la punta di un iceberg, una punta parecchio grossa e vistosa che nasconde una parte somersa ancora più immensa. E certe dichiarazioni fatte dei politici nostrani (tutti, PD compreso) dimostrano che non si ha alcuna intenzione di invertire la rotta.
Concludo
tornando al buon Lino che ha dichiarato di voler promuovere come Patrimonio
Unesco le tombe di Canosa, delle tombe ipogeiche che definirle bellissime è
semplicemente riduttivo; fino a qui tutto bene. Peccato purtroppo che le ha definite
egizie ed etrusche quando invece sono di origine dauno-ellenistiche (dal V al I
secolo a.C.). Un caso di tanta buona volontà direttamente proporzionale
all’ignoranza sull’argomento che viene trattato.
Spero
che questo articolo vi abbia aiutato a riflettere e che, repetita iuvant, non
vi è alcun fine polemico in quanto ho appena scritto.
Ci
si vede ;)